Il Premio Videoclip Italiano è l’unico ufficiale dedicato all’intero settore della produzione videomusicale in Italia.
E’ nato nel 1999 come Premio Videoclip Indipendente, con l’intento di riscattare dall’oblio i video realizzati a budget bassissimi ma con grande creatività, soprattutto dalle etichette discografiche indipendenti. Ideatore e direttore artistico della manifestazione è il regista e autore Domenico Liggeri, docente di videoclip in varie Università italiane. La manifestazione è cresciuta rapidamente, tanto da diventare nel 2001 il Premio Videoclip Italiano, ovvero il più importante riconoscimento dedicato alle immagini musicali in Italia. Alcuni numeri: oltre 1.000 i video selezionati nel corso degli anni, 10.000 gli spettatori in sala, più di 100 gli artisti premiati, centinaia gli articoli e i servizi televisivi dedicati alla manifestazione da tutte le testate nazionali e di settore.
Il prestigio del Premio è stato alimentato anche dall’importanza degli artisti che sono venuti a ritirarlo nel corso degli anni: tra i musicisti premiati nelle varie edizioni citiamo Vasco Rossi, Ligabue, Franco Battiato, Jovanotti, Subsonica, Piero Pelù, Gianni Morandi, Elisa, Negramaro, Edoardo Bennato, Raf, Loredana Berté, Giovanni Allevi, Articolo 31, Nomadi, Gianna Nannini, Gemelli DiVersi, Bluvertigo, Marlene Kuntz, Luca Carboni, Timoria, Gino Paoli, 99 Posse, Tiromancino, Enrico Ruggeri, Max Gazzé, Frankie Hi-Nrg Mc, Pacifico, Mario Venuti, Verdena, Velvet, Cousteau, Negrita, Finley, 1 Giant Leap, Meganoidi, CSI, Giardini di Mirò, 24 Grana e molti altri; tra i registi premiati, vogliamo ricordare Tarsem (autore del clip di Losing my religion dei R.E.M. oltre ad aver firmato il film The Cell con Jennifer Lopez), Lamberto Bava, Silvio Muccino (lanciato all’esordio registico proprio dal PVI), Walter Veltroni (come autore di un documentario musicale) e Michelangelo Antonioni.
Grazie al Premio nel corso degli anni sono stati scoperti nuovi talenti nella regia di clip, contribuendo a rinnovare l’estetica del video italiano, mentre diversi gruppi musicali emergenti hanno ottenuto grazie alla manifestazione una visibilità prima impossibile per loro.
Il PVI consta di due livelli di ricerca e riconoscimento, dividendosi in una sezione dedicata ai clip mainstream che hanno normale diffusione televisiva e mantenendo quella originaria, il Premio Videoclip Indipendente, il quale prevede il concorso riservato alle produzioni a basso budget.
Abbiamo rivolto qualche domanda al Direttore del Premio, Domenico Liggeri.
Qual'è stata l'evoluzione del premio dalla nascita ad oggi?
C'è stata un'evoluzione significativa, non nella formula ma nella materia. Si è trasformata la tecnologia, è aumentata la produzione di video indipendenti, c'è stata un'evoluzione del genere (basti pensare alle animazioni più raffinate). Si è dato spazio intero alla videomusica, mettendo il video sotto i riflettori e non considerandolo più come spot di una canzone.
I video sono realizzati con low budjet per via della crisi e questo ha dato modo di utilizzare il Premio Videoclip Italiano per superare questo momento buio nel mondo musicale, di pensare comunque al lavoro dell'artista.
Ha riscoperto molti video che la nostra generazione altrimenti non avrebbe conosciuto (esempio Morandi, Wharol) ed anche dei talenti registici (ad esempio Asia Argento). Cosa è riuscito a dimostrare?
Mi ricordo quando andò in onda il video di Silvio Muccino, molti artisti underground fischiarono, non capendo che il successo è il culmine della carriera. Il talento presiede non solo in ciò che è cristallino, evidente, ma anche in artisti che hanno una carriera consolidata in altri ambiti. Quindi dico di non avere i paraocchi, non ci sono limiti per il talento.
E' Docente di Videoclip in diverse Università Italiane. Come vede i giovani e cosa prova a trasmettere loro?
I giovani di oggi mi preoccupano. Io li tormento, e faccio il contrario di ciò che fanno gli altri docenti. Li esaspero con la frustrazione. Instillo in loro profonda negatività e tutto questo per farli diventare realisti. Internet illude sul fatto che la creatività sia per tutti, che tutti hanno talento. C'è un'estrema facilità di accesso a molti strumenti, è in realtà una finta democrazia, perchè non da modo a questi ragazzi di coltivare l'idea, di maturare l'intuizione. Molti sono abbozzi di creatività e c'è la presunzione di considerarle opere compiute, senza misurarsi con il sacrificio, con altre persone, come ad esempio un produttore che ne riconosca il valore. E' un lavoro individualistico che spegne subito i fuochi, perchè nella vita ci si deve misurare anche con persone più talentuose, e se non ci si confronta con sè stessi, con il mondo, inevitabilmente ci sarà la resa dei conti, e la disillusione è assicurata.
C'era una canzone diversi anni fa ed il titolo tradotto (in italiano) è "I video hano ucciso le stelle della radio". Lei ha detto "I videoclip hanno cambiato la storia)..
E' ovvio! Lei mi trovi un'altro linguaggio che unisca tutti i popoli del mondo. E' il vero esperanto dei popoli perchè ha un forte impatto emotivo, e senza di quello non esiste comunicazione. Io ho scoperto cose che senza il Videoclip non avrei saputo perchè nessuno ne parlava. Ho scoperto l'omosessualità attraverso i video dei Culture Club o l'emarginazione della diversità con i Bronski Beat. La guerra che in Vietnam mieteva vittime tra i giovani me l'ha raccontata "19" di Paul Hardcastle, Madonna mi ha parlato dell'ipocrisia della chiesa. Chiunque ha visto i video di Michael Jackson non può essere razzista, perchè Jackson ci ha fatto conoscere i "neri".
Mi auguro che Osama riesca a parlare nello stesso linguaggio dei Videoclip, allora si che la pace non è solo auspicabile ma diventa possibile.
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